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Comitato
Nazionale per le celebrazioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Università degli Studi di Messina Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria Assessorato alla Cultura della Regione Calabria Soprintendenza Regionale per i Beni Soprintendenza Archivistica per la Calabria Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni - Roma Francesco Petrarca e il mondo greco Scripturae et Imagines I Codici Leontei nella cultura calabrese tra l’XI e il XV secolo Reggio Calabria, Palazzo del Consiglio
Regionale Ideazione: Santo Gioffrè
Catalogo Vibo Valentia, Monteleone Editore, 2001, mm 324x220, pp. 232, Euro 51,65 Introduzione Nelle sue invectivae Francesco Petrarca, parlando delle opere di Platone afferma: quorum ego his oculis multos vidi, precipue apud Barlaam calabrum da lui stesso definito un esempio moderno di greca sapienza. Quasi un secolo prima che Costantino Lascaris avviasse sistematicamente nello studio fiorentino, l’insegnamento del greco, ad Avignone Petrarca studiò questa lingua, sotto la guida del monaco di Seminara, poi vescovo di Gerace. Lo mosse, certo, la voglia di leggere, in lingua originale, quei classici che aveva scoperto attraverso gli autori latini ma anche il desiderio di entrare in contatto con un mondo diverso da quello a lui noto. Nel campo dell’arte si afferma un linguaggio nuovo che soppianta “la rozeza de’ Greci” come ebbe ad affermare il Ghiberti a proposito delle geniali innovazioni di Giotto. Linguaggio che ha come interpreti figure come Simone Martini, i Lorenzetti e come antesignani, artisti come il Cavallini. Nel Regno di Napoli la presenza di simili artisti è frequente; accanto a loro gli Angioini e, poi, gli Aragonesi, chiamando altri artisti aprono le porte ad influssi provenienti da Francia, Spagna e Fiandra. In Calabria questa cultura nuova deve misurarsi con modelli legati alla cultura greco-bizantina, modelli molto lontani dalla rozeza rimproverata dal Ghiberti, rozeza assente anche nella società civile della Calabria del tempo, come si può dedurre dai manoscritti raccolti ed esposti in questa occasione. Il risultato di tale situazione è esemplificato, tra le tante, da un’opera eseguita per una edicola di Gerace pochi decenni dopo il vescovato di Barlaam, la cosiddetta Madonna da Prestarona. La statua marmorea, una Vergine con Bambino in trono, è aulica espressione di un forte e perdurante legame ad una tradizione italo-greca che ancora permane nel Trecento calabrese. Nello stesso periodo altre opere appaiono invece legate ad esperienze dell’Italia centrale e settentrionale e a correnti artistiche del centro Europa. Le opere raccolte illustrano questa affascinante storia di coesistenza tra culture. Il Soprintendente Regionale
Collegamento al Convegno “Petrarca e il mondo greco” |
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